« La vita semplice di un piccolo grande uomo, innamorato di Gesù Cristo »
Probabilmente in quegli stessi giorni, Francesco, vagando per la campagna di Assisi in sella al proprio destriero, incontrò un ributtante lebbroso; ne ebbe ribrezzo e tentò di fuggire: la lebbra, a quei tempi, era la malattia più ventosa e contagiosa. Il giovane, dopo qualche attimo di esitazione, si fermò guardò quell’essere ripugnante, scese da cavallo, si fece coraggio, abbracciò il lebbroso e gli diede un bacio. Fu, quella, la sua prima grande vittoria: fu la svolta definitiva della sua vita; aveva capito che sotto le spoglie doloranti e deformanti del povero lebbroso vi era Cristo sofferente. Da quell’istante Francesco iniziò a frequentare i lazzaretti, a visitare i carcerati, a difendere gli oppressi, a consolare gli afflitti: in loro vedeva riflessa l’immagine del Cristo Crocifisso.
Nel Testamento dettato poco prima di morire, egli così afferma : « tutto ciò che mi sembrava amaro, mi si cambiò in dolcezza di anima e di corpo? »

Sempre in quei giorni, Francesco, continuamente in cerca di solitudine, era nelle vicinanze della chiesetta di San Damiano, che minacciava rovina per il suo abbandono. Invitato da Dio, vi entrò e mentre pregava ai piedi di un vecchio Crocifisso sentì per tre volte, la voce di Gesù: Francesco, se vuoi fare la mia volontà devi rinnegare completamente te stesso, in avvenire devi odiare quanto sino ad ora hai amato.
«Allora soltanto, ti sarà cara l’umiliazione, l’abnegazione, la povertà e invece troverai amaro e insopportabile quello che un tempo ti pareva dolce, e ciò che ti incuteva timore e raccapriccio, ti darà grande forza e una gioia inesprimibile.»
Quella tenerissima Voce, che spezzava il silenzio della vecchia chiesetta di San Damiano, invitava Francesco a rinnegare il suo passato e a unirsi completamente a Cristo.
Poco dopo, ancora la Voce di Gesù: Francesco, vai, ripara la mia casa, che, come vedi, sta in rovina. Era un ordine simbolico, che investiva il giovane di un altissimo compito: quello di restaurare i principi della Chiesa di Cristo, logorata, allora, dalle eresie, dal malcostume.
Francesco interpretando alla lettera il comando, si dette, con le proprie mani, a restaurare la vecchia chiesetta. Ma aveva bisogno di denaro, e, per procurarselo, prelevò dalla bottega paterna rotoli di stoffe preziose; si recò a Foligno e le vendette insieme al cavallo.
Il denaro così raccolto venne offerto al prete Silvestro, custode della chiesetta di San Damiano, perché avesse provveduto ai lavori: questi, però rifiutò perchè credeva fosse di illegittima provenienza, e anche perché temeva le ire del padre del giovane: Pietro di Bernardone.
« continua »