« La vita semplice di un piccolo grande uomo, innamorato di Gesù Cristo »

Francesco, unitamente ai suoi fratelli, si prodigava al limite delle proprie capacità al fine di portare ovunque la “Parola Evangelica”. Entrava nelle città, nei borghi; attraversava le campagne, invitando chiunque all’Amore, al Perdono, alla Pace, alla Fratellanza.

Dopo aver percorso le terre dell’Umbria e del Lazio, raggiunse la Toscana, poi le Marche, l’Emilia, il Veneto, la Lombardia, spingendosi sino alla Francia e alla Spagna, seminando, ovunque, i tesori della sua parola e delle sue virtù. Ma aveva un sogno nel cassetto: quello di raggiungere i paesi Islamici, incontrare gli “Infedeli” e far conoscere loro Gesù.

Dopo non poche difficoltà Francesco, raggiunto l’Egitto, si presentò al sultano Malik-el-Kamil, con la speranza di convertirlo. Vani furono i suoi sforzi, ma ottenne, oltre che la personale amicizia del sultano, la facoltà di predicare ai musulmani la fede di Cristo e il permesso di visitare i sacri luoghi santificati da Gesù.

Tornato in patria, Francesco, dopo un breve periodo di riposo, riprese la sua vita apostolica. Un giorno, il Poverello se ne andava verso Bevagna e, sorpassato il villaggio di Cannara, vide su di un poggio una moltitudine di uccelli di ogni colore e specie, come se fossero radunati per un avvenimento straordinario.

Francesco, innamorato di queste creature, lasciò alla via i compagni di viaggio: “Aspettatemi - disse loro -, vado a domandare e a vedere cosa fanno questi nostri fratelli” . E giunto in mezzo ad essi, con estrema dolcezza, disse:

«Fratelli miei uccelli, lodate e benedite il Signore, amatelo e servitelo in letizia; dimostrategli grande riconoscenza; vi fece nobili fra tutte le creature; vi diede le piume per coprirvi, le ali per volare; vi concede di dimorare nella limpidezza dell’aria. Voi non seminate e non mietete, non di meno vi dona quanto necessario alla vita».

 

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