« La vita semplice di un piccolo grande uomo, innamorato di Gesù Cristo »

Nel settembre del 1224, in compagnia di alcuni fedelissimi frati, Francesco aveva raggiunto il romitaggio della Verna, e per giorni e giorni la sua preghiera si era fatta più ardente, simile ad un’angoscia di amore.
E pregava ad alta voce fra le lacrime e i sospiri:
« Signore mio Gesù Cristo, due grazie ti domando prima di morire: la prima, che io senta nell’anima e nel corpo quello strazio che tu, dolcissimo Gesù stenesti nell’ora della tua acerbissima Passione; la seconda, che io senta nel mio cuore, quanto più possibile, quel grande amore del quale tu, Figlio di Dio, eri così acceso di sostenere volentieri sì doloroso Martirio per noi, poveri peccatori ».
Tacque e stette con le braccia incrociate; sembrava l’ombra di un uomo stremato, consunto dai digiuni e dai patimenti. Ma il suo volto rifletteva ancora la luce dell’incendio d’amore che dentro lo bruciava.
Immobile guardava verso l’oriente, quando all’improvviso il cielo si spalancò con grande bagliore e, fiammeggiante, un serafino alato apparve ai suoi occhi estatici recando, disegnata sulla sua persona, l’immagine del Crocifisso.
La Verna splendeva tutta di abbagliante luce, che illuminava i monti, i colli e le valli circostanti.
Francesco rimase folgorato; sentì uno spasimo lacerante per tutto il corpo e stette tramortito. Quando usci dall’estasi, si sentì penetrato da un duplice dolore, straziante e soave; sulle mani, sui piedi apparvero i chiodi di Cristo, e sul petto era visibile e sanguinante la piaga del Martire Crocifisso.
« continua »